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  • nadiagrotto

DOVE SEI? … SEI DENTRO O FUORI?

Sei alla luce o al buio?

Quante volte ti sei trovato al buio… dove tutto è opprimente, dove l’ansia, l’angoscia, il senso di impotenza creano un pesante “star male”, un male difficile quasi da definire solo tristezza perché è molto di più; è confusione, grigiore, noia, repulsione verso tutto e tutti. E’ una sensazione di appiattimento emotivo dove predomina il senso di sconfitta, l’incapacità di uscirne, un senso di abbandono e di solitudine e tutto è tremendamente difficile da sopportare.

A volte accade per un breve periodo della propria vita, magari a seguito di un periodo sofferto o di un periodo difficile, a seguito di una perdita affettiva o di un fallimento professionale o di una relazione interrotta.

Altre volte invece è una situazione che permane nel tempo e che interferisce con le normali funzioni sociali e lavorative della persona; è quella situazione che se non presa di pugno può portare a gravi conseguenze per la Vita della persona stessa.

Per poter parlare di vera e propria “Depressione” è necessario che l’alterazione sia duratura nel tempo, che interferisca in maniera significativa con la vita della persona e che ne precluda il normale funzionamento sociale, lavorativo e personale.

La depressione è caratterizzata da un costante abbassamento del tono dell’umore con fasi di andamento altalenante più o meno labili; nelle fasi acute il disturbo è evidente e si manifesta con vissuti di profonda tristezza, disperazione, sgomento associato alla perdita della voglia di vivere e all’incapacità di provare piacere per qualsiasi cosa.

Spesso è caratterizzata da un rallentamento psicomotorio con una riduzione dei movimenti spontanei, con un senso percepito di debolezza, spossatezza, linguaggio non più tanto fluido, senso di noia continuo, alterazione dell’appetito, alterazione del sonno e della libido.

Le persone depresse e i loro famigliari spesso attribuiscono la colpa di questo loro sofferto sentire alla convinzione di non essere sufficientemente forti e motivati ad uscirne, di non metterci sufficiente volontà e impegno e il senso di impotenza percepito conferma e aggrava, come in un circolo vizioso, la gravità della malattia stessa.

Seligman (psicologo americano) giunse alla convinzione che la depressione sia conseguenza di quella condizione detta “impotenza appresa”, espressione dall’aspettativa di fallacia rispetto alle proprie azioni ossia dall’idea che le proprie azioni non servono e non riusciranno mai a realizzare quanto vogliamo.

Attraverso vari esperimenti, dapprima in laboratorio sui roditori e in seguito in ambito umano, ha dimostrato che in individui posti continuamente ad intervenire (rumori fastidiosi) in condizioni sulle quali ritenevano di non poter in alcun modo intervenire, si sviluppava la convinzione di impotenza appresa con conseguente fallacia delle proprie azioni.

I soggetti convinti di non poter in alcun modo ridurre i rumori fastidiosi perché si ritenevano incapaci ad agire erano quelli più a rischio di impotenza appresa, quelli bloccati dall’intervenire in maniera efficace sulla circostanza e quelli classificati dall’autore come “pessimisti”. Quelli invece che malgrado la difficoltà ad agire, ci provavano, scoprendo che esisteva effettivamente la possibilità di controllare l’intensità di quel rumore erano anche quelli che ci riuscivano e vennero classificati dall’autore come “ottimisti”.

Le persone ottimiste sono meno soggette alla possibilità di andare incontro a depressione.

L’acquisizione del controllo delle proprie forze da parte dell’uomo comincia già dalla prima infanzia quando il comportamento della madre sà rispecchiare e rispondere alle azioni del proprio piccolo (sorride al suo sorriso, lo consola quando piange, lo incoraggia quando cade) ed è proprio attraverso questo reciproco scambio emotivo che il bambino impara ad acquisire il controllo e la stima delle proprie azioni rispetto alle varie situazioni della vita.

Il contrario accade quando, pur ricevendo cibo e cura, il bimbo non riceve affetto, attenzioni e sicurezza (vedi ad esempio bimbi istituzionalizzati).

Le nuove frontiere della ricerca scientifica ci dicono che il buon umore è terapeutico, tiene lontane numerose malattie e aiuta a superare meglio e più rapidamente quelle che ci hanno colpito.

Alla luce di queste riflessioni scientifiche, Seligman ci suggerisce di operare per uno stato d’animo felice…

La felicità autentica consiste nel fare la pace col nostro passato, se ancora ci provoca dolore o insoddisfazione e assaporare le sensazioni positive derivanti dai tanti piaceri dell’esistenza, trarre abbondante gratificazione dalle proprie potenzialità personali, qualunque esse siano e usare tale potenzialità al servizio di un progetto più grande come può essere la propria famiglia, la religione, un partito politico, una forte passione…”


La vita è come un’eco… se non ti piace quello che ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii (James Joyce)


Dott.ssa Nadia Grotto

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