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  • nadiagrotto

ABBRACCIAMI


Angela.. 11 anni

si alza dalla sedia dove è seduta accanto agli altri bambini del centro estivo

e a voce quasi sommessa… con gli occhi abbassati.. davanti a tutti… dice:

sono triste… a casa ho dei problemi..

Con lo stupore e il disagio di chi ha udito un’espressione inaspettata… una triste emozione... nessuno ha parole da dire

Si alza lei… 12 anni… autistica

decisa e determinata si avvicina ad Angela

e con tutta sé stessa .. l’abbraccia

... è silenzio

Tutti i bambini

emozionati

si alzano.. si uniscono a loro

Tutti in un abbraccio condiviso

Angela piange

ma piange di gioia!


L’essere umano , come gli altri esseri viventi, possiede una tendenza innata a ricercare e a mantenere il contatto fisico e la vicinanza con un adulto in particolare in presenza di pericolo, paura o sofferenza (Bolwby, 1979).

Il contatto fisico percepito come sincero, leale, di cuore ci trasmette affetto, fiducia, protezione e la possibilità di affidarci e di lasciarci andare alle braccia dell’altro.

L’Altro rappresenta in quel momento un contatto.. un sostegno.. un punto fermo.. una sicurezza.

Questo accade perché durante l’abbraccio la nostra mente produce endorfine, sostanze dotate di proprietà analgesiche e fisiologiche capaci di conferire una sensazione di piacere, di gratificazione e di appagamento. Stimola inoltre l’ipotalamo a produrre ossitocina che dà una sensazione di benessere e di appartenenza proprio come avviene in un legame d’amore e rinforza il sistema immunitario e riduce il livello di cortisolo nel sangue diminuendo così il malessere o il dolore percepito da una situazione di stress.

Numerosi studi in ambito medico e assistenziale hanno dimostrato come il contatto fisico sia indispensabile al professionista sanitario per mettersi in relazione terapeutica con il paziente e come il“therapeutic touch”ossia il tocco assistenziale risulti essere un amplificatore del beneficio percepito dal paziente.

Stà di fatto che quando ci sentiamo tristi, giù di morale o in ansia per qualcosa o per qualcuno che ci preoccupa, il bisogno di contatto fisico e di protezione che rassicura viene avvertito in maniera ancor più sentita.

Pur con la consapevolezza che ci sono tanti tipi di abbracci, da quelli formali, di circostanza o di convenienza o addirittura abbracci invasivi o molesti, vi è la certezza scientifica che solo gli abbracci avvertiti come “di cuore” attivano una sincronizzazione cerebrale tale da far percepire l’armonia e il benessere tra le due persone.

Da quanto tempo non ti lasci andare ad un abbraccio “di cuore”?

… se da piccoli è tutto più facile

da grandi… “un abbraccio può valere più di mille parole.. “! (Charles Caleb Colton)


Dott.ssa Nadia Grotto

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