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  • nadiagrotto

IL MIO SPAZIO


Il respiro si fà affannoso… mi sento soffocare…

un senso di nausea che sale e il battito del cuore diventa accelerato

… è come un’oppressione

ho bisogno di spazio..

del mio spazio



La definiscono “claustrofobia” la paura irrazionale di soffocare e di essere in trappola in un luogo chiuso, percepito come angusto, spesso associata all’evitamento di oggetti o situazioni che creano un senso di oppressione e sensazione di mancanza di libertà di movimento.

Condiziona moltissimo il quotidiano di chi ne soffre anche se in genere viene gestita sufficientemente bene dalle persone che, reduci di un’esperienza claustrofobica, evitano gli spazi che danno la sensazione di chiuso come ascensori, treni, metrò, stanze piccole o maschere.

Gli studi attribuiscono l’insorgenza del disturbo al vissuto di una esperienza traumatica pregressa e condizionante, come l’essere stati chiusi in uno spazio ristretto e aver esperito sensazioni di soffocamento.

Tuttavia, non tutte le persone che sperimentano eventi traumatici legati a spazi ristretti sviluppano una paura claustrofobica. Pertanto, le condizioni favorenti si possono ipotizzare anche altre.

Ciò che accomuna le varie sensazioni vissute come “mancanza di spazio” è lo sviluppo di un’anomala percezione spaziale di Sé, a prescindere che vi sia una condizione conclamata di claustrofobia; la persona occupa uno spazio più ampio rispetto a quello percepito dagli altri in quel contesto.

Secondo alcuni studi neuro scientifici sembra esserci alla base una ridotta dimensione dell’amigdala, struttura cerebrale deputata all’elaborazione delle emozioni ma secondo altri è invece l’effetto provocato da una figura di attaccamento dell’infanzia che ha scoraggiato, a suo tempo, il nostro comportamento esplorativo.

E quando è in una relazione di coppia o di amicizia che si avverte la sensazione claustrofobica di “mancanza di spazio”.. o di invadenza dell’altro?

Nelle relazioni adulte, sia di coppia che di amicizia, quando la sensazione percepita è quella di sentirsi oppressi, quando la relazione si fà “stretta”… “troppo stretta” al punto da percepire un limite alla propria libertà personale e al proprio agire e il nostro esserci non trova più spazio né utilità… è opportuno chiederci qual è il nostro confine… fin dove arriviamo noi e fin dove arriva l’altro.

Può esserci una condizione claustrofobica o, al contrario, una condizione agorafobica ma può soltanto essere che uno dei due abbia perso i confini..


Dott.ssa Nadia Grotto

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